Filippo Tommaso Marinetti

(1876-1944)

Filippo Tommaso Marinetti vide la luce il 26 Dicembre 1876 ad Alessandria d'Egitto dove suo padre, avvocato, si era trasferito tre anni prima. Ad Alessandria Filippo Tommaso frequentò il collegio Saint François Xavier tenuto dai gesuiti e quindi a Parigi conseguì il "baccalauréat". Nel 1899 per compiacere il padre si laureò a Genova in giurisprudenza, ma già a Parigi nel 1902 pubblica il poemetto "La conquête des étoiles". Nel 1905 fonda a Milano la rivista "Poesia" e pubblica la tragedia satirica "Le roi bombace". Siamo però alla vigilia del lancio del "Manifesto dei futuristi", che sottolinea la baldanza giovanile, la carica aggressiva e la strafottente ironia che distinguerà i futuristi. Basti citare questo marinettiano autoritratto:

Marinetti è quella cosa

Futurismo + cazzotto

Dieci pel bel giovanotto

Tra-ta-ta zon-zu bum-bu

e il suo "Poema africano" che inizia con una ripetizione onomatopeica di suoni che ricordano i ritmati colpi di una mitragliatrice in azione.

Marinetti propugna un'arte e un costume che, azzerando il passato ed ogni forma espressiva tradizionale e ispirandosi al dinamismo della vita moderna, della civiltà meccanica, sia capace di proiettarsi verso il futuro, nel tripudio dei sensi, degli istinti e della volontà di potenza individuale e nazionale.

Il 20 febbraio 1909, fingendosi innamorato della figlia di un ricco egiziano comproprietario del quotidiano "Le Figaro", ottiene la pubblicazione sulla prima pagina del giornale parigino del Manifesto di fondazione del suo movimento dal titolo "Le Futurisme".

Marinetti prende parte come volontario alla Prima Guerra mondiale. Alla fine del conflitto fonda i "Fasci Futuristi" per contrastare i politici dell'epoca e la loro presunta debolezza. Il 23 marzo 1919, in Piazza S. Sepolcro, a Milano, partecipa con altri futuristi alla fondazione dei "Fasci di combattimenti" ad opera di Mussolini. Dopo il Congresso fascista del 1920 volta le spalle alla politica, ma nel 1922, insieme con Carrà, Sironi, Semensi ed altri saluta l'ascesa al potere del Fascismo. Nel 1929 viene chiamato a far parte dell'Accademia d'Italia appena costituita e nello stesso anno avvia la stagione dell'aeropittura con Prampolini, Balla, Tato, Monachesi.

Nel 1930 compì un viaggio con la moglie Benedetta nella sua natìa Alessandria d'Egitto e con l'occasione scrisse "Il Fascino dell'Egitto". Concepito inizialmente come serie di articoli apparsi via via sulla "Gazzetta del Popolo" di Torino e successivamente pubblicato in volume questo libro mostra un Marinetti affabile, garbato ed elegante assai lontano dalle provocazioni e dagli eccessi del paroliberismo.

Nel 1942 a 66 anni parte volontario per il fronte russo e per quattro mesi è in prima linea sul Don, dove viene colpito dall'insufficienza cardiaca, preludio dell'infarto che lo stroncherà a Bellagio il 2 dicembre 1944.

Futuristi sono stati per un certo periodo anche Papini, Soffici, Morandi, Sironi, Rosai, Bontempelli, De Pisis, Evola, Ungaretti, Quasimodo, Campigli, ecc. Senza Futurismo non si spiegherebbero il Dadaismo e tanti ismi successivi. Il movimento futurista segnò con la sua vitalità una imprevedibile moltiplicazione nei Paesi europei: ci furono futuristi francesi, belgi, danesi, inglesi ("vorticismo"), tedeschi, svedesi, finlandesi e soprattutto russi. Il verbo marinettiano trovò seguaci anche in Argentina ("ultraismo"), Cile ("creazionismo"), Messico ("stridentismo"), Perù, Brasile e perfino in Cina e in Giappone.