segue Storia della Famiglia Prinzivalli dalla pagina precedente

 

Morto Francesco, il figlio Letterio a soli 22 anni diventa il capo famiglia. 

Letterio (detto Elio) Prinzivalli

(Messina 1863 - Il Cairo 1946)

 

Forte dell'insegnamento ricevuto dal pittore fiorentino Oreste Mancini nella prestigiosa Scuola dell'Ornato di Alessandria fondata nel 1834 dall'ingegnere Francesco Mancini, Elio costituisce, assieme ai suoi fratelli Enrico, Giovanni e Edoardo una impresa di arti decorative. Nel 1906, ripresi i lavori di completamento della moschea El Rifai sotto la direzione dell'ingegnere romano Carlo Virgilio Silvagni, Elio e i suoi fratelli ricevono l'incarico di decorarne i soffitti con disegni ispirati all'arte islamica. Portano a termine in modo così mirabile il loro incarico che la loro fama di artisti decoratori si diffonde in tutto l'Egitto e , fatto molto importante, ottengono l'apprezzamento della Real Casa.

Seguiranno le commesse per la decorazione della Sala dei banchetti e della nuova Sala del trono del Palazzo Reale di Abdin al Cairo, della Saletta Reale della stazione ferroviaria di Alessandria, della Sala del trono del Palazzo di Ras-el-Tin ad Alessandria e numerosissime altre decorazioni di Palazzi principeschi, come per esempio quello di Manial el Rodah del principe ereditario Mohammed Ali il giovane.

Uno dei soffitti della Moschea El Rifai decorato da Elio e Enrico Prinzivalli nel 1911

 

 

 Il fratello Enrico, che si era specializzato nelle decorazioni floreali di tipo ottomano, in un anno imprecisato, si distacca dal gruppo dei fratelli per costituire una sua Impresa di Pitture e Decorazioni dove lavoreranno i suoi figli Giustino e Mario. Continuerà ad eseguire pregevoli opere di decorazione, come la Chiesa San Marco di Sciubra, dove dipinse personalmente i quattro evangelisti delle vele della navata centrale.

Ma negli anni Trenta, i gusti stavano cambiando radicalmente andando in direzione della sobrietà e del razionalismo. L'epoca d'oro delle decorazioni volgeva al termine. L'Impresa si trasforma in una ditta di tinteggiature e di ristrutturazioni e continua a lavorare moltissimo, senza però ottenere più commesse prestigiose.

 Mio padre Giustino, sposatosi a 23 anni si mette in proprio costituendo un altra Impresa di Pitture e Decorazioni. Altrettanto fa suo fratello Mario. Ormai al Cairo convivono ben quattro Imprese Prinzivalli di Pitture e Decorazioni in concorrenza tra loro.

Giustino Prinzivalli (1909-1976)

Scoppia la Seconda Guerra mondiale, ed essendo l'Egitto un protettorato inglese, tutti gli italiani, indipendentemente dal fatto se fossero politicizzati o meno, vengono internati nei campi di concentramento per civili nel deserto del Fayed in una località chiamata Geneifa non lontano da Suez.

Antonio Enrico e Giustino

Nel campo di concentramento n. 3 di Geneifa (Fayed), deserto orientale

Anno 1942

 

Mio padre sconta, per il solo fatto di essere italiano, quattro anni di reclusione nel deserto, in quel campo fatto di tende militari, sotto il sole cocente, lontano dalla sua famiglia. Tornata la pace, riprende la sua attività di imprenditore con tenace costanza e tanta passione. Torna così il benessere e la possibilità per mio padre di mantenermi agli studi universitari in Italia.

L'Egitto per cent'anni aveva avuto un anima cosmopolita. Non c'era al mondo un altro luogo dove culture, lingue e religioni hanno celebrato così intensamente la loro convivenza: lo spirito greco a fianco di quello arabo, gli europei del Mediterraneo accanto agli ebrei del Levante, la Chiesa ortodossa orientale accanto ai Copti. Tolleranza e buon vicinato tra genti diverse.

Ma il colpo di Stato del 1952 mette improvvisamente fine a tutto questo, e mette fine anche al regime di privilegi per gli europei che vivono da generazioni in Egitto. Cominciano le restrizioni, le nazionalizzazioni, i licenziamenti prima dagli impieghi pubblici, poi da quelli privati in base alla legge che stabilisce la quota di stranieri che ogni ditta non deve superare, provocando l'esodo delle comunità europee. Il Cairo e Alessandria si arabizzano completamente. La tolleranza lascia posto all'integralismo, all'odio per il "khawaga" (l'europeo in senso dispreggiativo). Ormai molti componenti della famiglia Prinzivalli decidono di tornare in Italia, altri preferiscono continuare la vita di emigranti chi in Argentina, chi negli USA e chi in Brasile.

Si concludeva così la parentesi secolare africana di una famiglia messinese.

Non c'è una nuova terra, amico mio,

Nè nuovi mari.

La città ti segue.

Andrai ancora per le stesse strade.

Constandinos Kavafis

(poeta greco di Alessandria d'Egitto)

Albero genealogico della famiglia Prinzivalli

Il contributo degli italiani all'Egitto dell'800